La Vela è arrivata nel …cortile della Suola Primaria di Idro.
Grazie alla collaborazione fra docenti - Maestra Mariella in primis - e il nostro Circolo, i 120 bambini della Scuola Primaria di Idro hanno potuto avvicinarsi al mondo della Vela cominciando a conoscerne i primi rudimenti.
Gli alunni delle varie classi, suddivisi in quattro gruppi, hanno ruotato a turno nelle seguenti attività (ci fa la cronaca un partecipante di cui non facciamo il nome perché minore):
Costruiamo la barca: guidati da Paolo abbiamo imparato, in una costruzione reale, la nomenclatura e la funzione delle varie parti che compongono la barca a vela, partendo dallo scafo con deriva e timone, ed arrivando alla vela con albero (e non palo come abbiamo detto noi), boma, bozzelli. Siamo così passati a paragonare lo scafo della barca alla carrozzeria dell’auto, il timone al volante, la vela al motore, il vento alla benzina: ma, ovviamente, il tutto ad “energia naturale”. Mi è piaciuta molto anche la spiegazione della vela, con la sua forma simile all’ala di un uccello o di un aereo. E abbiamo scoperto il bizzarro linguaggio della marineria (lascare, cazzare – che non è una brutta parola -, orzare, poggiare). E poi sulla barca non ci sono le corde: noi ne vedevamo tante ma ci hanno detto che si chiamano cime, scotte, drizze: sono proprio strani.
Velafilm: Massimo ci ha fatto vedere tanti filmini: Topolino e Paperino che in mezzo al mare ne combinavano di tutti i colori, una bambina come noi che cominciava ad uscire da sola, e poi scafi che, spinti dalla sola forza del vento, solcavano velocissimi le onde. E poi c’era un matto che, in giacca e cravatta, passeggiava su un albero alto alto di una barca in navigazione e alla fine si è tranquillamente tuffato tra le onde: io però ho detto subito che quella roba lì non l’avrei mica fatta!
Annodiamoci: ci hanno dato a tutti una “cimetta” (che se dico corda mi urlano dietro) e Leonardo ci ha detto che avrebbe messo alla prova le nostre capacità manuali eseguendo i principali nodi dell’arte marinaresca: “savoia”, “piano “, “gassa d’amante” (i soliti nomi strani). E’ stato bravissimo, ed abbiamo capito alla svelta come si faveva. Beh, alla fine era …un gioco da ragazzi!
Velaprovo: e finalmente ce l’abbiamo proprio fatta. Siamo riusciti a salire su una barca (la chiamavano simulatore…) che aveva un timone, ma non come quello che ci aveva fatto vedere Paolo: questo era elettronico (come i nostri giochi). Prima la nostra compagna Chiara (che lei ha già fatto il corso di vela ed è esperta) ci ha fatto vedere come dovevamo fare. Giulio ci teneva d’occhio che non combinassimo guai mentre giravamo con la vela sopra la testa, a volte gonfia e alle volta che sbatteva, e Milli era pronta a schiacciare il pulsante rosso se qualcosa non andava.
Ci siamo proprio divertiti. Cosa? Se vorrei fare un corso di vela completo? Mah, se il papà e la mamma mi mandano…